giovedì 15 settembre 2011

CRONACA DI UNA SPESA VEGAN, INQUINATA DA FATTORI ESTERNI INGOVERNABILI



L'unico rivenditore di frutta e verdura bio a basso costo nei dintorni dei Castelli Romani è l'agriturismo cooperativa Capodarco, con sede in Grottaferrata, dietro all'Abbazia di San Nilo per intenderci. Ci vado da circa un anno, quasi tutte le settimane. I prezzi delle verdure sono bassi, come quelli di un qualunque pulciosissimo discount, ma almeno sai che hanno percorso al massimo 200 metri per arrivare allo spaccio. Km 0,2 insomma. Percorsi a piedi, tra l'altro. Ci vado per alleggerire la Terra, per evitare di ingerire sostanze chimiche che potrebbero causarmi delle malattie che vorrebbero costringermi all'utilizzo di farmaci, magari dello stesso produttore dei pesticidi che mi procurerebbero quella malattia. Ci vado perchè mi piace vedere il contadino che con la carriola porta la verdura fresca appena raccolta dal campo. Ci vado perchè il posto è bellissimo, e allora inizio a viaggiare, a pensare cosa sarebbe bello farci in un posto simile. Immagino maiali a scorrazzare per le viette, gatti dormire sui tavoli all'aperto, galline mimetizzate tra i rami degli alberi ad aspettare qualche bipede da battezzare. Sarebbe il minimo. Una piccola rivalsa su questa specie infame che le sfrutta da millenni.
Ci vado perchè spero di vederlo cambiare quel posto, un giorno.
Ci vado, anche per controllare che mammascrofa e papàmaiale siano ancora lì a sgrufolare a terra, lo ammetto.
Ci vado anche per contare ogni volta le caprette.
E le galline? No, le galline lì non si contano. Sì comprano, e basta. Vive o morte. Il prezzo è più o meno lo stesso.
"Salve, buongiorno, mi servirebbe un pollo, però ho bisogno che il petto rimanga intero, va bene? Ripasso tra una mezzora a ritirarlo ok?"
"Va bene, allora gielo faccio spennare, aprire e lascio il petto intero. A più tardi! MARIKAAAAA, MI SERVE UN POLLO SPENNATO MA COL PETTO INTEROOO SUBITOOOO!"
Non dico nulla. La consapevolezza di una risposta ridicola mi impedisce di far trapelare più di una smorfia di dissenso, misto a disgusto.


Cara Signora Raffinata, mezzora è troppo. Quanto pensa ci voglia ad ammazzare un pollo? Il tempo di prendere due carote, due mele...una cipolla. MORTO. Eccolo lì, ritorto in una busta bianca, sulla bilancia. Prima delle mie mele. Mentre Marika se la ride con l'altra commessa. Avete presente quei film in cui sapete cosa sta armando il nemico contro il protagonista e vorreste entrare e avvisarlo per salvargli la vita? Dire che mi sono sentita così sarebbe riduttivo. In realtà mi sono sentita come Robert De Niro ne "Il Cacciatore" durante la famosa scena della roulette russa. Esattamente così. Mi sono sentita quel cazzo di pollo in mezzo ad altre decine e decine di polli. Mi sono immaginata Marika che entra nel pollaio, tutti scappano, col cuoricino in gola, qualcuno svolazza, si crea un pò di confusione, uno scompiglio di piume, ma sono io il prescelto. E' già scritto. E' inutile scappare, stavolta prenderà me. Gli altri, per ora, potranno tirare un sospiro di sollievo. Li immagino nel momento in cui vengo preso. In quel momento si ferma tutto. Oggi sono io quello che non tornerà più indietro. Domani tutti gli altri.


Ci vado per sentire il verso delle oche e delle anatre mentre fanno il bagno. Quello sì che mi fa viaggiare nel tempo.


C.D.

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